Da zero a digital » Newsletter n° 8
Newsletter n° 8 » 26 febbraio 2023
In questa newsletter parliamo di:
Cos’ha fatto Mozilla per Internet
EDPS sperimenta l'uso del software open source
Monitora PA ha chiesto a 45 Atenei italiani di smettere di utilizzare i servizi di Google
«Vi spiego perché gli Atenei non dovrebbero affidarsi a Google», l’intervista a Giacomo Tesio (Monitora PA)
Dati che valgono oro: per questo la Procura di Milano chiede a Meta di pagarci l’Iva
Le 4 condizioni per prorogare i contratti di Spid fino a fine giugno
/open source
▶ Cos’ha fatto Mozilla per Internet
Da 25 anni è tra le poche grandi fondazioni che lavorano per renderla un posto migliore, tra le altre cose con Firefox
Mozilla non è soltanto “l’azienda che sta dietro a Firefox”. In primis perché non è un’azienda, ma una fondazione non profit che controlla legalmente una società sussidiaria, la Mozilla Corporation, i cui profitti vengono completamente reinvestiti nel progetto. E poi perché, all’interno di una Internet che negli ultimi vent’anni è stata quasi completamente privatizzata e usata per generare enormi profitti per le aziende tecnologiche, Mozilla è come Wikipedia: uno dei pochi prodotti tecnologici mantenuti attivi non a fini commerciali, ma sulla base di alcuni valori fondamentali condivisi dalla propria comunità.
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▶ EDPS sperimenta l'uso del software open source
Nel febbraio 2023 EDPS (European Data Protection Supervisor) ha iniziato a sperimentare l'uso del software open source Nextcloud e LibreOffice Online.
Insieme, offrono la possibilità di condividere file, inviare messaggi, effettuare videochiamate e consentire la redazione collaborativa, in un ambiente cloud protetto.
Il contratto negoziato da EPDS con un prestatore di servizi con sede nell'UE è accessibile a tutte le istituzioni, gli organi e gli organismi (IUE) dell'UE e garantisce il rispetto del diritto dell'UE in materia di protezione dei dati applicabile alle IUE, regolamento (UE) 2018/1725, nonché altre norme specificamente applicabili alle IUE in quanto organizzazione internazionale.
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/privacy
▶ Monitora PA ha chiesto a 45 Atenei italiani di smettere di utilizzare i servizi di Google
Gmail, Google Drive, Google Workspace for Education ma non solo. La Pubblica Amministrazione ha un problema con la riservatezza e la tutela dei dati personali e con il rispetto delle leggi esistenti in materia
Monitora PA ha inviato di recente una PEC a 45 Atenei italiani che utilizzano i servizi di Google, in particolare Gmail, Google Drive e Google Workspace for Education, per chiedere loro di interrompere entro 40 giorni i trasferimenti illeciti di dati personali che ne conseguono. In alternativa e negli stessi termini gli Atenei contattati da Monitora PA sono stati invitati ad «adottare misure tecniche supplementari efficaci a protezione dei dati personali».
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▶ «Vi spiego perché gli Atenei non dovrebbero affidarsi a Google», l’intervista a Giacomo Tesio (Monitora PA)
Abbiamo parlato con il co-fondatore della comunità di attivisti hacker che hanno come obiettivo quello della protezione dei dati personali degli italiani online
Giornalettismo ha trattato in diverse occasioni le tematiche riguardanti il caso Google Analytics e il trasferimento di dati presso Paesi Terzi. Questioni affrontate anche a livello normativo sia dall’Italia che dall’Europa, con interventi che hanno modificato quello status quo divenuto una vera e propria routine. Ma cosa accade se anche la Pubblica Amministrazione non riesce a rimettersi al passo utilizzando strumenti in linea con gli impianti legislativi forniti dallo European Data Protection Board? Ne abbiamo parlato con Giacomo Tesio, co-fondatore di Monitora PA, la comunità italiana di hacker attivisti che ha come obiettivo primario quello di proteggere i dati riservati degli italiani.
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/social media
▶ Dati che valgono oro: per questo la Procura di Milano chiede a Meta di pagarci l’Iva
Stando ai calcoli, l’Iva non versata dal gruppo Meta nel periodo che va dal 2015 al 2021 ammonta a circa 870 milioni di euro. Nel fascicolo della Procura di Milano si indaga in merito a una presunta evasione fiscale su cui ha lavorato il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza. Qual è il nocciolo della questione? Riguarda la permuta di beni differenti: in sostanza la Procura accusa Meta di non aver versato l’Iva per quanto riguarda le iscrizioni dei tantissimi utenti alle piattaforme del gruppo, come Facebook e Instagram.
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/identità digitale
▶ Le 4 condizioni per prorogare i contratti di Spid fino a fine giugno
Le hanno messe nero su bianco i gestori delle identità digitali al sottosegretario all'Innovazione Butti: suddividere i costi del servizio e discutere del futuro di Spid, senza cancellarlo
L'offerta di pace dei gestori di Spid al governo è di mantenere in piedi i servizi alle condizioni attuali fino a giugno 2023. A una condizione, anzi quattro:
trovare subito un accordo su ripartizione dei costi del servizio pubblico di identità digitale
essere coinvolti nei progetti futuri
eliminare schemi concorrenti
candidare Spid per il futuro sistema europeo comune di identità digitale
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