Da zero a digital » Newsletter n° 6
Newsletter n° 6 » 12 febbraio 2023
In questa newsletter parliamo di:
L’automazione accelera e riguarda tutti: così si apre la grande partita del lavoro
L'erroraccio del chatbot Bard che è costato a Google 100 miliardi in Borsa
La linea sottile tra privacy, sicurezza nazionale e dati personali
Meta a processo in Kenya per condizioni degradanti dei lavoratori
"Siamo totalmente esposti": i ragazzi condividono le loro preoccupazioni sull'impatto dei social media sulla privacy e sulla salute mentale
/intelligenza artificiale
▶ L’automazione accelera e riguarda tutti: così si apre la grande partita del lavoro
L’adozione dell’AI (intelligenza artificiale) e dell’automazione del software accelerano nel mondo del lavoro e in vari ambiti.
Secondo ultimi studi (Distrelec), in Italia l’impatto potrebbe riguardare circa 2 milioni di posti di lavoro, il numero più alto in Europa, dopo Germania e Francia.
Solo nel nostro Paese il mercato dell’intelligenza artificiale registra una crescita del 22%, secondo Anitec-Assinform, per un mercato che è destinato a valere 700 milioni di euro nel 2025.
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▶ L'erroraccio del chatbot Bard che è costato a Google 100 miliardi in Borsa
Nel video promozionale per il lancio dell'intelligenza artificiale, Bard ha sbagliato completamente nel rispondere a una domanda sul telescopio James Webb. Una figuraccia che ha fatto crollare le azioni del colosso del 9%.
Il lancio di Bard, il chatbot a intelligenza artificiale di Google, non è cominciato nel migliore dei modi. A nemmeno un giorno dalla presentazione del sistema di intelligenza artificiale generativa, le azioni della casa madre Alphabet sono crollate del 9%, circa 100 miliardi di dollari, per colpa di una risposta completamente sbagliata fornita dal bot e riportata dalla compagnia in un video promozionale.
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/privacy
▶ La linea sottile tra privacy, sicurezza nazionale e dati personali
Uno Stato o un’unione di Stati è sana quando i diritti fondamentali dell’individuo si bilanciano con le necessità di intelligence legate a contrastare fenomeni come il terrorismo, le reti criminali internazionali e le guerre.
L’intervento di Giuseppe Colosimo, Cyber Security Director
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/social media
▶ Meta a processo in Kenya per condizioni degradanti dei lavoratori
Un tribunale del lavoro kenyano ha respinto ieri l’istanza presentata da Meta, contro le accuse rivolte al gigante dei social media (Facebook, WhatsApp e Instagram) da Daniel Motaung, un ex moderatore di contenuti che denuncia abusi sui lavoratori e sfruttamento nel centro di Nairobi gestito da Sama, l’appaltatore di Meta per l’Africa orientale e meridionale.
Motaung sostiene di aver sofferto di disturbo da stress post-traumatico a causa della costante esposizione a immagini inquietanti e disturbanti. Afferma inoltre che Sama ha sottoposto i lavoratori a condizioni di lavoro degradanti, che includevano salari bassi e irregolari, violazioni della privacy e della dignità, e supporto inadeguato per la salute mentale.
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▶ "Siamo totalmente esposti": i ragazzi condividono le loro preoccupazioni sull'impatto dei social media sulla privacy e sulla salute mentale
Instagram, TikTok e altri social media sono diventati appuntamenti quotidiani nella vita di bambini e giovani di tutto il mondo, con il 59% dei giovani intervistati da Amnesty International che ora trascorre più di due ore della propria giornata media sui social media.
Tuttavia, la ricerca sulle esperienze dei giovani sui social media rimane prevalentemente concentrata su Nord America, Europa e Australia.
Amnesty International ha raccolto le risposte di 550 bambini e giovani di età compresa tra 13 e 24 anni in 45 paesi per comprendere meglio le loro esperienze vissute, le preoccupazioni e gli atteggiamenti nei confronti dei social media.
Tra gli elogi per la diversità di idee, la creatività degli utenti e le opportunità di attivismo che i giovani trovano sui social media, emergono due preoccupazioni principali: i contenuti dannosi e la loro sensazione di impotenza di fronte alla costante spinta delle aziende globali a partecipare a un circolo vizioso di condivisione di dati personali e consumo di contenuti.
Leggi l'articolo completo (in inglese) su AMNESTY INTERNATIONAL