Il doveroso post ombelicale
Ovvero: del chiudere una parentesi per aprirne subito un'altra.
Dispaccio Elettronico 2015—2022
Poco fa ho chiuso Dispaccio Elettronico, una newsletter che ho scritto — before it was cool! — dal 2015.
È stata una newsletter ad assetto variabile, a cadenza assolutamente irregolare, ma l’ho scritta, mantenendola e trascurandola allo stesso tempo, per 7 anni e 59 edizioni.
È stato un esperimento, un laboratorio, un qualcosa che ho lanciato a quasi 100 persone (!) per un po’ di tempo, imparando e disimparando, facendo casino: ad esempio, cambiando piattaforma di emailing quattro volte, perdendo ogni traccia di un archivio definibile come tale.
Tant’è che l’unico archivio sono di fatto le email stesse che stanno nella mia inbox — ho scoperto, poi, con mio sommo orrore, che tutti i link sono irrimediabilmente rotti, quindi non posso nemmeno volendo qualcosa di pubblico.
(Indovinate chi si è messo a copiare e incollare a mano le newsletter per ricreare l’archivio, accorgendosi solo a metà dell’opera che i link non funzionavano? 🙋🏻♂️)
Dispaccio Elettronico è morto, ma magari qualcuno di quelli che mi hanno seguito lì avranno voglia di seguirmi anche qui.
Chi beneficia di quello che scrivo?
Sono state giornate frizzantine per Twitter, ultimamente, giornate che hanno riportato in auge discussioni e polemiche sull’effetto che i padroni dei luoghi in cui scriviamo online hanno su di noi, su cosa e come scriviamo, sulla società e sulla cultura.
Non mi va di entrare nel dettaglio della questione, per il momento, anche perché Twitter, nello specifico, non mi è mai stato particolarmente simpatico, figurati ora.
Substack non è certo il paradiso, ma dopo aver accarezzato l’idea di far girare il mio blog su un software open-source sviluppato da me, hostato su server da tenere sotto il letto, ho deciso che, pur di tornare a scrivere regolarmente in un posto unico, Substack poteva andare bene come compromesso.
Fatto il compromesso, si trova subito l’inghippo.
Le istruzioni di Substack per la compilazione della pagina “About” sono infatti:
“This page should explain in detail the benefits of reading your publication.”
Mi viene un po’ da ridere perché rappresenta esattamente la deriva che lo scrivere online ha preso ultimamente: lo scrivere con la certezza e l’obiettivo di dare beneficio a qualcun altro, e, magari, per monetizzare.
Non lo so se Nemik rappresenterà effettivamente uno stato “maturo” rispetto a quello che ho imparato dello stare e scrivere online negli ultimi 20 anni, ma intendo provarci.
Quindi non lo so se e quali benefici ne riceverete dal leggermi, non ho la supponenza di poterlo decidere in anticipo: scriverò qui in primis perché, all’alba dei quasi 40 anni, mi sono accorto che mi piace davvero tanto scrivere ma non l’ho fatto per tanto tempo perché pensavo di dover assolutamente scrivere se e solo se avevo qualcosa da dire per forza, a qualcuno di specifico con degli obiettivi precisi.
Su Nemik finirà un po’ di tutto, come una volta: lavoro, kettlebell, terrarium, musica, cinema, letture, pipponi sulla percezione del tempo, a mo’ di wunderkammer.