Cosa stai raccogliendo?
Perché Settembre è il vero Capodanno.
È stato, e continua ad essere, un anno relativamente difficile.
Ho compiuto 40 anni.
Alla fine dello scorso anno ho deciso di porre fine ad una relazione durata 10 anni.
Per i tre mesi successivi ho vissuto in stato semi-nomade e piuttosto confusionale.
A Marzo mi sono trasferito in un appartamento che non so per quanto tempo potrò permettermi.
Finora ho guadagnato un quinto di quello che ho guadagnato lo scorso anno.
Continuo a dirmi che finché ci sono salute mentale e salute fisica, tutto è possibile.
Continuo però anche ad avere l’oppressiva sensazione che non sia succedendo nulla, che ogni piccola-grande azione che compio mi ritorni dietro in maniera negativa o neutra, che non ci sia il proverbiale passo in avanti.
La sensazione è un po’ questa:
Pausa.
Respiro.
Pausa.
Respiro.
Sono il peggiore giudice di me stesso.
Occorrerebbe che io chiedessi di più agli altri come mi vedono, che ne pensano, che cosa sto seminando, che cosa sto raccogliendo. Per farlo però significa dare il contesto completo di come è andata negli ultimi 8-9 mesi.
E mi rendo conto che l’ho fatto solo con una manciata di persone e pure con questa manciata di persone ho condiviso solo una parte, non tutto.
Oggi è la prima volta che ne condivido pubblicamente, punto per punto, cos’è che mi ha messo in difficoltà quest’anno (quando sarò pronto condividerò anche cosa mi ha aiutato a sopravvivere, una cosa alla volta, ho i miei tempi).
Ieri, parafrasando, mi è stato chiesto cosa sto raccogliendo (“Un cazzo”, mi verrebbe da dire).
Mi sono reso conto che non lo so, cosa sto raccogliendo, principalmente perché non ho idea di cosa sto seminando (“Non raccolgo, ma mi sembra di stare seminando”).
È vero che quest’anno è stato cosparso di tante piccole cose nuove, che però messe assieme non fanno “volume”, non fanno per niente volume.
Pensare in termini di raccolto e di semina mi ha portato alla mente questo modello che si chiama ecocycle che può essere usato per diversi scopi, dalla riflessione personale alle pianificazione di progetti.
Questo ciclo, che ricalca evidentemente il susseguirsi della stagioni in natura, è composto da quattro fasi e due trappole:
Semina
Trappola della scarsità
Nascita
Raccolto
Trappola della rigidità
Aratura
Ieri mi sono reso conto che qualcosa ho effettivamente raccolto, ma non ho prestato nessuna attenzione a cosa ho seminato.
Non solo, ho probabilmente lasciato morire idee, progetti, possibilità perché non li ho “irrigati” con l’attenzione che probabilmente meritavano. Mi sono detto “ho seminato tanto” ma seminare non basta.
Allo stesso tempo sono sicuramente caduto nella trappola della rigidità: non ho lasciato perdere a sufficienza, non ho lasciato perdere quando era il momento.
Per quanto riguarda la distruzione più o meno creativa che arriva con l’aratura, di quella credo di averne avuta a sufficienza, auto-inflitta e non, per quello a-posto-così-grazie.
Spero di riuscire ad essere più sistematico nel capire a cosa devo dare più acqua, più luce, più concime e cosa lasciare perdere, altrimenti continuerò ad avere la sensazione di non aver raccolto nulla e di aver seminato tantissimo.
La prossima settimana la passerò in bici lungo la costa atlantica francese, spero che pedalare 100km al giorno mi regali quel senso di pace che quest’anno è mancato.