Articolare
“Cercare una parola non è meramente cercare un’etichetta, la ricerca di una parola è intrecciata con la nostra stessa capacità di percepire e capire la cosa, idea o sentimento che cerchiamo di descrivere.
Cercare una parola, a tutti gli effetti, genera ulteriori pensieri e sentimenti e, in ultima istanza, crea la consapevolezza di chi siamo.
Articolare è anche interpretare […] Lo sforzo per articolare ci lega alla nostra esperienza e in relazione con gli altri.
Lo sforzo per articolare presuppone sempre l’altro, e quindi articolare è un atto etico che si fonda su franchezza, onestà e attenzione.”
Questa è la mia migliore traduzione di un passaggio dell’ultima newsletter di Micheal Sacasas: parla di intelligenza artificiale, o meglio, nello specifico, di Large Language Model(s) (LLMs) che tanto ci stanno facendo discutere da un’anno e mezzo a questa parte.
Ho trovato interessanti le riflessioni su come questi LLM svolgano fondamentalmente la stessa funzione che ha svolto la scrittura, ovvero quello di esternalizzare la nostra memoria.
Esternalizzare la nostra memoria, tuttavia, non è l’unica funzione della scrittura: la scrittura ci permette di articolare il nostro pensiero, sfruttando sia il nostro intelletto e la nostra esperienza, sia le relazioni che abbiamo con le altre persone.
Quando usiamo ChatGPT, invece, siamo davvero articolando, o stiamo esternalizzando a questo strumento anche il pensiero, l’articolazione, la nostra esperienza, le nostre relazioni sociali?
Ecco perché ai contenuti generati con queste tecnologie sembra sempre mancare l’anima: non possono, tecnicamente, articolare al posto nostro.
Questo finché non ci lanceremo nell’impresa di voler subappaltare alla tecnologia anche la nostra capacità di pensare – Adesso stiamo vivendo una visione limitata e distopica, in cui la nostra capacità di pensare è, forse, diminuita a tal punto che il “good enough” prodotto dai LLM ci sembra un miracolo.
Compito delle vacanze: usate tutti gli LLM che volete, ma continuate ad articolare il vostro pensiero.
Un consiglio di lettura: “In” di Will McPhail (il link non contiene referral).
Un consiglio di ascolto: “emphatogen” di WILLOW.