sistemare i segnalibri #6
Il buongiorno! Come oramai saprete, sono Gualtiero Bertoldi, e di seguito troverete alcuni segnalibri selezionati a caso dalle migliaia che ho accumulato nel corso dei miei anni su internet. E dopo un po’ di fumetti. E dopo ancora un pezzo su alcuni libri. E poi dei numeri. E poi basta - fino a mercoledì prossimo.
sistemare i segnalibri
Migliaia di foto finlandesi della Seconda Guerra Mondiale? - migliaia di foto finlandesi della Seconda Guerra Mondiale.
Japan earthquake - il Giappone, prima e dopo il terremoto del 2011.
Guide guide - una estensione per creare e manipolare guide e griglie nei programmi Adobe.
One-Punch Man - il webcomic dal quale tutto ha avuto origine (scrollate un po’ verso il basso e cliccate sui numeri).
Comic book bondage cover - che si tratti di corde, tentacoli o manette, se sono comparsi sulla copertina di un albo a fumetti (o di un romanzetto pulp) qua li trovate.
Online converter - per convertire le cose più disparate in altre cose ancor più disparate.
Sesso e telefonini - uno sgargiante Alberoni del 2007, che letto oggi fa rizzare ogni singolo capello ogni altro sintagma.
Final Fantasy VII walkthrough - una delle migliori e più antiche guide del più amato capitolo della serie (ricordo però sommessamente che il capitolo migliore è il VI).
Tabarrificio veneto - è sempre il momento buono per fare gli hipsterini alla moda e vestirsi in maniera più o meno buffa.
List of cognitive biases - tutti i modi bizzarri in cui la mente funziona, prendendo delle scorciatoie o autoingannandosi. Bizzarri e con nomi buffi, come Effetto Zeigarnik o Riflesso Semmelweis o Sconto Iperbolico.
Pulsanti sonori - di tutti i tipi.
Non hanno funzionato
- http://www.flickr.com/people/ordinary-light/
- http://photoshopfrenzy.com/?p=94#more-94
-
http://www.natura360.com/mini-guide/dolore-al-collo-9-esercizi-per-sciogliere-il-dolore/
questa volta: tutti i fumetti del mondo
Un po’ di Crawlspace di Jesse Jacobs (da leggere subito prima, o subito dopo, How to change your mind di Michael Pollan).
Sabrina, di Nick Drnaso (quelle maledettissime faccine che paiono sempre sorridenti).


Trama, di Ratigher.

L’Ascension du haut mal, di David B.








il pezzo: Childe Harold’s Pilgrimage Has Ended [medio]
L’altro ieri è morto Harold Bloom. Non sono mai stato un gran appassionato di Bloom (nessuno, al dipartimento di anglistica dove mi sono laureato, era un grande appassionato di Bloom), ma ha avuto un’idea, quell’idea, del canone - un’idea stupida quanto potente: stupida perché fare le squadre determinando/imponendo/svelando chi è considerato bravo o figo e chi no è un gioco maligno per bambini; potente perché se non sai da dove partire o da dove far partire qualcuno, eccoti lo starter pack (senza dimenticare poi come il canone sia il progenitore di ogni lista, di ogni “10 cose [libri, videogiochi, film, modi per pulire le suole delle scarpe, etc.]” che hanno infestato per anni tutto l’internet mainstream (e in parte ancora lo fanno). Grazie, Harold. Davvero. Ecco allora una lista ( ͡° ͜ʖ ͡°) con i libri non di narrativa che mi capita di citare più spesso a lezione.
-After Babel, G. Steiner. Forse il più bel libro sulla traduzione mai scritto, sicuramente la più bella dichiarazione d’amore nei confronti del linguaggio umano di sempre. Comunque mi sa che Steiner sarà il prossimo a partire.
-How to do things with words, J.L. Austin. Oltre il vero e il falso, il linguaggio come modificatore del reale, le parole come agenti nel mondo.
-The western canon, H. Bloom. E certo. Però lo cito per riderne.
-The anatomy of melancholy, R. Burton. Uno dei capolavori del (tardo) Rinascimento inglese, un tomo che si propone come summa enciclopedica medica, filosofica e pseudoscientifica dei propri tempi. Una lettura continuamente sorprendente, soprattutto dato l’argomento di fondo. Subito dopo averlo citato, tiro ovviamente fuori Anatomy of criticisim di Frye (e sberleffo un altro po’ Bloom, se ne ho il tempo).
-Il demone della critica, A. Compagnon. Una praticissima guida, pacata, sensibile, a tratti ironica, a tutte le teorie critiche del 900, con alcune modeste quanto ragionevolissime proposte finali.
-Oralità e scrittura, W.J. Ong. Ciò che comportano, dal punto di vista comunicativo e culturale, le differenti realizzazioni del linguaggio (e poi tirare le dovute conclusioni, pensando a internet che è un medium crocevia fra l’orale e lo scritto).
-I limiti dell’interpretazione, U. Eco. Il mio primo Eco, dal quale pesco sempre la semiosi illimitata e le teorie della comunicazione.
-Il formaggio e i vermi, C. Ginzburg. Microstoria, l’ultima delle mie passioni universitarie (e il modo per introdurre i miei studenti all’esistenza e allo studio delle fonti non canoniche).
-Mimesis, E. Auerbach. Il realismo, questa brutta, fantastica bestia. E quanta fatica, quanta bellezza, nel rincorrerla, quante società e culture si spiegano e si ripiegano nella sua implementazione poetico-narrativa, quanti percorsi millenari si possono tracciare in questo inesausto tentativo del reale per iscritto.
-Il tunnel dell’io, T. Metzinger. In parte resoconto personale, in parte rassegna filosofico-biologica sullo stato degli studi della mente, in parte nuova teoria sul modello di funzionamento di quell’entità che chiamiamo con il nome di “io”.
-Differenza e ripetizione, G. Deleuze. “L’avete fatto Platone?” chiedo, ogni tanto, nelle giornate uggiose, con una sigaretta spenta in mano e un bicchiere mezzo vuoto di pastis davanti, pronto ad abbandonare l’inglese per il francese - e se la risposta è sì, sorrido e parto, con l’aiuto del buon Gilles, a tirar giù qualche fresco iperuranio. E dopo aver citato Deleuze mi partono di solito anche un Derrida, un Barthes e minimo minimo un paio di Foucault.
E anche per questa settimana è tutto. O quasi. Mancano i:
numeri
1 - 2 - 99 - 0