sistemare i segnalibri #31
Oi mates! Sono Gualtiero Bertoldi, Evangelion 3.0+1.0 è stato ulterioramente rimandato (“as expected from the master”, ok, ma anche “LANIMADELIMEJOOTAKUTUA” caro Hideaki, e mettere disponibili sul tubo 1.11, 2.22 e 3.33 è un ben misero palliativo), a casa abbiamo fatto due vassoi di meringhe e abbiamo sbarellato tutti in iperglicemia, la FASE 2 sta per arrivare di notte con le mascherine tutte rotte, e questi sono i segnalibri da sistemare della settimana.
sistemare i segnalibri

Il Grande Dizionario della lingua Spencer-Hilliana - non fate i frollocconi e appecoronatevi a questo tritabudella.
Latte - siete anche voi, insieme a me, nel 33% della popolazione che riesce a digerire il latte in età adulta?
San Guinefort - forse non tutti i cani vanno in paradiso, ma qualcuno diventa santo.
I loghi delle organizzazioni terroristiche - un archivio.
A Vittorio Emanuele caduto dal letto - attenti Savoia!
King of the Hill animation help - una guida per immagini per gli animatori del cartone.
Homophones - stesso suono, spelling differente: croce e delizia della lingua inglese.
Début art - giffettine fighettine.
Takemitsu Zamurai - un manga di Issei Eifuku e Taiyō Matsumoto.
The most annoying sound in the world - ENOUGH!
Hōjutsu - l’arte marziale riguardante l’uso di armi da fuoco (no, non è il gun kata) - segnalibro che porta al seguente meme (il quale, incidentalmente, è anche la trama di Kagemusha) (that’s it, that’s the whole movie):

(sono tre giorni che, nei momenti più impensabili, mi metto a borbottare ridacchiando: “Hahaha stick go boom boom”, per la gioia di mia moglie)
questa volta: tutti i fumetti del mondo
Wilson, di Daniel Clowes.

Mr Murder is dead, di Victor Quinaz e Brent Schoonover.

Dororo, di Osamu Tezuka.




Blast, di Manu Larcenet.






il racconto: La scuola, di Donald Barthelme
Beh, c’erano tutti quei bambini fuori in giardino a piantare alberi, vedi, perché eravamo convinti che… che facesse parte del loro percorso formativo, capire come funzionano, hai presente, gli apparati radicali… e anche il senso di responsabilità, prendersi cura di qualcosa, essere responsabili in prima persona. Non so se mi spiego. E gli alberi sono morti tutti. Forse il terreno aveva qualcosa che non andava, oppure la roba che ci hanno dato al vivaio non era di prima qualità. Abbiamo protestato. E quindi, ci siamo ritrovati con trenta ragazzini, ognuno con il suo alberello da piantare, e trenta alberi morti. Tutti quei bambini che guardavano una serie di stecchi marroni, era una cosa deprimente.
Non sarebbe stato così tragico, se non che, solo una settimana prima della faccenda degli alberi, erano morti tutti i serpenti. Ma credo che i serpenti… Beh, il motivo per cui i serpenti sono schiattati era che… ti ricordi, la caldaia è rimasta spenta quattro giorni per via dello sciopero, e quello era spiegabile. Era qualcosa che si poteva motivare ai bambini adducendo lo sciopero come causa. Cioè, nessuno dei loro genitori li avrebbe mai lasciati attraversare la linea del picchetto, e loro sapevano che c’era uno sciopero in atto, e quello che significava. Così, quando tutto è ricominciato e abbiamo scoperto i serpenti, non erano troppo turbati.
Quanto agli orti, probabilmente sono stati annaffiati troppo: almeno ora sanno che non lo devono fare. I bambini sono stati molto scrupolosi con i loro orti e probabilmente alcuni di loro… sai com’è, gli hanno allungato un po’ d’acqua in più mentre noi non guardavamo. O forse… beh, non vorrei fare ipotesi di sabotaggio, anche se ci abbiamo pensato. Cioè, ci è saltato in mente. Abbiamo fatto quell’ipotesi, probabilmente, perché prima erano già morti i criceti, ed erano morti i topolini bianchi, e la salamandra… beh, almeno ora i bambini sanno che non li devono portare in giro dentro i sacchetti di plastica.
Naturalmente, ci aspettavamo che morissero i pesci tropicali, quella non è stata una sorpresa. Quando sono così tanti, basta guardarli e te li ritrovi a pancia in su sul pelo dell’acqua. Ma il programma delle lezioni esigeva un modulo sui pesci tropicali proprio in quel momento, quindi non potevamo farci nulla, succede tutti gli anni, basta dimenticarselo in fretta.
In teoria, non dovevamo nemmeno avere un cucciolo.
In teoria non dovevamo nemmeno averlo, era solo un cagnolino che la figlia dei Murdoch aveva trovato sotto un camion dei supermercati Gristede, un giorno, e temeva che il camion l’avrebbe investito quando l’autista sarebbe ripartito dopo la sua consegna, così se l’era infilato in cartella e se l’era portato a scuola. E così avevamo un cucciolo. Appena lo vidi pensai: “Cristo, scommetto che questo resta vivo più o meno due settimane, e poi…” ed è successo proprio così. Non doveva nemmeno entrare nell’aula, ci sono delle regole in proposito, ma non puoi dire ai bambini che non possono tenere un cucciolo quando il cucciolo è già lì, davanti a loro, che gira in cerchio sul pavimento e fa bau bau. L’avevano chiamato Edgar: cioè, l’avevano chiamato come me. Si divertivano molto a corrergli dietro gridando: Vieni qui, Edgar! Bravo Edgar! Poi scoppiavano a ridere a crepapelle. Quell’ambiguità li divertiva. E divertiva anche me. Non mi dispiace farmi prendere in giro. Gli avevano costruito una piccola cuccia nello stanzino delle provviste, eccetera eccetera. Non so di cosa sia morto. Cimurro, credo. Probabilmente non era vaccinato. Ogni mattina controllavo lo stanzino delle provviste, di routine, perché sapevo già cosa sarebbe successo. Dopo, l’ho lasciato al guardiano.
Poi c’era quell’orfano coreano che la classe aveva adottato tramite l’associazione Help the Children: ogni bambino portava un quarto di dollaro al mese, l’idea era quella. È stata davvero una disgrazia: il ragazzino si chiamava Kim e forse l’avevamo adottato troppo tardi, o roba del genere. Nella lettera che ricevemmo non specificavano le cause della morte, ma suggerivano che adottassimo un altro bambino al suo posto e ci avevano spedito dei resoconti di situazioni davvero significative, ma non ce la sentivamo proprio. La classe l’aveva presa piuttosto male: i bambini avevano cominciato a convincersi (o almeno credo, perché nessuno mi ha mai detto nulla direttamente) che forse la scuola aveva qualcosa che non andava. Ma non credo che la scuola abbia qualcosa che non va in particolare: ne ho viste di meglio, e ne ho viste di peggio. È stata solo una sfilza di casi sfortunati. Per esempio, un numero incredibile di genitori sono mancati. Ci sono stati due infarti, credo, e due suicidi, un annegamento e quattro morti insieme in un incidente stradale. Un ictus. E c’era il solito alto tasso di mortalità tra i nonni, o forse quest’anno era più alto del solito, almeno così pareva. E infine è arrivata la tragedia.
La tragedia è successa quando Matthew Wein e Tony Mavrogordo stavano giocando nel punto in cui ci sono gli scavi per il nuovo palazzo del governo federale. C’erano tante grosse travi di legno impilate sul ciglio degli scavi, avete presente. C’è una causa in corso, i genitori dei bambini sostengono che le travi erano state impilate con incuria. Io non so cosa sia vero e cosa no. È stato un anno strano.
Ho dimenticato di citare il padre di Billy Brandt, che è stato accoltellato a morte mentre lottava con un intruso mascherato che era entrato in casa sua.
Un giorno, abbiamo discusso in classe. Mi hanno chiesto, dove sono andati? Gli alberi, la salamandra, i pesci tropicali, Edgar, i papà e le mamme, Matthew e Tony, dove sono andati? E io ho risposto, non lo so, non lo so. E loro, chi lo sa? E io, nessuno lo sa. E loro, è la morte che dà un senso alla vita? E io, no, è la vita che dà un senso alla vita. Poi hanno detto, ma la morte, considerata come riferimento fondamentale, non è forse il mezzo grazie al quale la prevedibile futilità del vivere quotidiano si può trascendere in direzione di…
E io ho risposto, sì, può essere.
E loro, non ci garba.
E io, beh, mi pare legittimo.
E loro, è proprio uno schifo, cavolo!
E io, sì, è così.
E loro, maestro, puoi fare l’amore con Helen (la nostra tirocinante), così vediamo come si fa? Lo sappiamo che ti piace Helen.
È vero che mi piace Helen, ma ho risposto di no.
Ne abbiamo sentito parlare così tanto, ma non l’abbiamo mai visto fare, hanno detto.
Io ho detto che mi avrebbero licenziato, e che non si faceva mai l’amore a scopi dimostrativi, o quasi mai. Helen guardava fuori dalla finestra.
E loro, dai, dai, fai l’amore con Helen, abbiamo bisogno di una manifestazione di valori forti, abbiamo paura.
Gli ho detto che non dovevano avere paura (per quanto capitasse spesso anche a me) e che di valori forti ce n’erano dappertutto. Helen è venuta ad abbracciarmi. Le ho dato qualche bacio sulla fronte. Ci siamo stretti l’uno all’altra. I bambini erano esaltati. Poi hanno bussato alla porta, io ho aperto ed è entrato il nuovo criceto. I bambini sono esplosi in un applauso selvaggio.
E niente, anche questa volta ci siamo, non prima di un mash-up d’obbligo:

e dei soliti:
numeri
1 - 2 - 102 - 0