sistemare i segnalibri #25
Ach! Sono Gualtiero Bertoldi, e sì, lo so, lo sappiamo, non dite niente, ecco i segnalibri di questa settimana.
sistemare i segnalibri

Suicidio quantistico - il gatto di Schrödinger non è né vivo né morto: il gatto di Schrödinger siete voi.
Giorgio Sommer - alcune foto di uno dei fotografi più di successo dell’800.
Plantasia - se nel 1976 non stavate ascoltando experimental electro-ambient per piante, io allora boh, proprio non so.
Michael Ironside - un’intervista con uno dei caratteristi più di successo degli ultimi 40 anni.
Ready to teach - una botta di lezioni, esercizi, link e altro per chi sta imparando, o insegnando, l’inglese.
Lo stato del mondo - nel 2012, secondo Bruce Sterling e Jon Lebkowsky.
Superman - tutte le versioni di (fino al 2013) (tag yourself: I’m Red Son).
Numbers in motion - un po’ di gif geometricheggianti.
All you need is kill - un manga di Ryosuke Takeuchi e Takeshi Obata, tratto da un light novel di Hiroshi Sakurazaka, e dal quale è stato tratto Edge of Tomorrow di Doug Liman.
Apostrophe atrophy - apostrofi, grammatica, tipografia.
My last duchess - la peggiore traduzione che leggerete oggi (soprattutto la parte finale).

Non hanno funzionato
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http://viralblog.viralbeat.com/2012/01/advertising-ecco-lanatomia-di-uno-slogan-e-i-termini-piu-usati-nel-mondo-della-pubblicita-infografica/
- http://www.ternimagazine.it/41405/ambiente-e-animali/previsioni-meteo-2011-un-anno-senza-estate.html

questa volta: canzoni disegnate male
il pezzo: Diobono [breve]
C’è una frase, nella lunga e pasticciata lettera di scuse, o finte scuse, che Luca Zaia ha indirizzato all’ambasciatore cinese Li e datata 29 febbraio 2020 (quanto già sembra lontano quel fatal giorno), una frase specifica, dicevo, che mi ha colpito come una mazzata nella noce del capocollo. Una frase particolare, già sentita, che affonda nei miei ricordi televisivi di metà anni ‘90, e che, pur non avendo squarciato alcun velo particolare su di un politico evidentemente limitato e opportunista, mi ha permesso di dargli una inquadrata finale, una sistemazione definitiva che fino ad ora mi aveva in qualche modo eluso - per mancanza di reale interesse nel ragionare attorno alla sua figura, o per semplice sfinimento esistenziale di vivere e operare in una regione da venticinque anni in mano a forze politiche a me non particolarmente congeniali.
Quella frase che mi ha fatto rabbrividire - e sì, mi ha fatto rabbrividire più degli apostrofi al posto degli accenti gravi sulle “e” maiuscole, più dei numerosi incisi ballerini, più degli evidenti problemi di coordinazione (“Cina, governo e popolo, in queste settimane hanno fornito”, “persone che hanno per primi”, “apparse fake news e video”), più dell’altrettanto evidente mancanza di uno scribacchino che gli revisionasse la bozza - è: “Chi mi conosce lo sa.”
È stato lì che, fulminante, elettrico, stomachevole, mi si è composto il tableau definitivo: abbiamo Gioele Dix che imita Alberto Tomba a guidare il Veneto. E se non fa ridere questo, se non ci spinge ad asserragliarci finalmente in casa anche ben oltre i limiti prospettati dal governo, non saprei cos’altro.
Bene, ci siamo. Resta solo un’ultima raccomandazione in forma di gif:

e i soliti:
numeri
1 - 2 - 100 - 0