sistemare i segnalibri #24
Ouch! Sono Gualtiero Bertoldi, siamo tutti a casa (e qualcuno in ospedale), il futuro è cambiato ancora un volta, e questi sono i segnalibri da sistemare di questa settimana.
sistemare i segnalibri

Satoshi Kawasaki - un illustratore giapponese ci mostra come sarebbero gli esseri umani se fossero degli animali, ma sempre umani (è, al contempo, molto meno e molto più complicato di quanto sembri).
Il profumo dei libri - ancora oggi uno dei motivi che va per la maggiore quando si discute se siano meglio i libri cartacei o quelli digitali.
Wolfram tones - musiche semi-aleatorie (con un po’ di parametri con i quali giocare) generate al momento.
The Cinematography of “The Incredibles” - qua la seconda parte.
Storyline generator - generatore automatico di ambientazioni e spunti per scrivere racconti (che paiono tutti usciti dalla tastiera di Franzen) (tipo: “A car is the location, honesty is the theme. A family tree is an object that plays a part in the story”). Ci sono anche generatori di personaggi, titoli, incipit e colpi di scena.
For your processing - un po’ di gif create con processing.
Mister Wonderful - un fumetto di Daniel Clowes.
A girl I know - se nel 2006 non stavate ascoltando chipbreakcore drumdubstep britannico, io allora boh, proprio non so (sì, è Sabrepulse).
Roomba art - “Roomba. Long exposure. Art.” (saltate le prime, ché non c’entrano nulla)
Porta Alchemica - è permesso?
Blindsight - un romanzo di Peter Watts, che l’autore mette a disposizione gratuitamente in vari formati, da leggere per due motivi: 1 - si tratta di uno dei romanzi hard sci-fi più interessanti di inizio millennio, 2 - non è stato ancora tradotto in italiano, e quindi vi permetterà di fare i figarei agli aperitivi (se mai torneremo a farli).

questa volta: foto di quel tipo





il pezzo: Cronache del dopovirus [medio-lungo]
Fu solo poco dopo la metà della terza settimana che gli effetti dell’isolamento (imposto, auto-imposto, casuale, consigliato o abitudinario che fosse) presero una inaspettata piega verso un deciso innalzamento della qualità della vita, e quindi della società tutta, della nazione.
I primi a notarlo furono gli appartenenti al settore scolastico, soprattutto nelle fasce riguardanti la secondaria di primo e secondo grado: alunni rilassati e riposati, professori placidi e pacati. La mancanza di orari fissi, di levatacce, di sfuriate in classe, di stress da performance, di contatto fisico, di gestione dei carichi emotivi altrui - la mancanza di tutto questo, unita al contemporaneo e saggio uso di sapide notarelle sparse in vari slot del registro elettronico (notarelle inserite dai docenti e contenenti pagine da studiare, siti da visitare, articoli da leggere, video da guardare), portò a un tale balzo in avanti nei risultati dell’apprendimento delle competenze di base di ogni disciplina, che nei test INVALSI degli anni successivi tutti gli studenti che si erano ritrovati a vivere la, e a sopravvivere alla, pandemia ottennero risultati di circa sei punti percentuale sopra le medie delle coorti demografiche precedenti e successive.
(solo i docenti più agguerriti, i più assetati da sindrome di burnout perenne, cercarono in ogni modo di non interrompere le proprie abitudini, con lezioni frontali tramutate in dirette fiume sui più differenti social network - professori di italiano e filosofia che ciarlavano per ore su facebook, docenti di diritto con il filtro orecchie da cane su instagram che svisceravano l’articolo 33 della Costituzione (con il filtro orecchie da cane dovuto a una improvvida manata sullo schermo del telefono per pulirlo da alcuni rimasugli di cerume e grasso epidermico), prof di matematica che cercavano di aprire canali twitch e finivano, chi per scelta, chi per svista, per aprire un account chaturbate)
I centri dei paesi, commerciali e storici, si svuotarono; le strade deserte, percorse occasionalmente da un solitario rider con un qualche tipo di pasto caldo, non asiatico, sulle spalle. E, certo, si produceva di meno, ma si consumava anche di meno. Dopo l’iniziale sfuriata accaparratrice, gli acquisti di beni non solo primari subirono una decisa frenata: la popolazione, muovendosi di meno, esperiva al contempo meno avidità gastriche, meno necessità gargarozziche. Diminuite le interazioni sociali dal vivo, esplosero le attività da remoto, passive o interattive che fossero: tutte le emittenti televisive registrarono un innalzamento medio di tre punti percentuale, e tutte le piattaforme in streaming videro il numero dei loro abbonati men che duplicare; i social network, be’, di quelli sarebbe superfluo, e comunque vietato, parlare.
(e i videogiochi - i videogiochi divennero il principale passatempo nazionale. La pratica di ogni sport fu traslata sulla corrispettiva versione videoludica, e gli e-sport non solo entrarono nel novero delle discipline riconosciute dal CONI, ma nel 2025 sostituirono completamente gli sport fisici)
Le partite IVA, già vittime predilette del sistema tributario, si ritrovarono paralizzate, e dovettero soccombere al prolungarsi dell’isolamento. Anche le imprese di medie dimensioni furono travolte e tramortite, mentre le aziende a conduzione famigliare e le megacorporation non solo sopravvissero, ma trovarono una loro nicchia operativa dove prosperarono negli anni successivi: le prime già lavoravano in completo isolamento rispetto al mondo esterno, e dovettero gestire al più la crisi del sistema distributivo, le seconde robotizzando la quasi totalità delle proprie mansioni, eliminando quindi il fattore principale all’origine della pandemia. Di tutti i lavoratori che persero il proprio lavoro in quei fatidici giorni, la maggior parte fu assorbita, dopo adeguata formazione, nel settore manutenzione server per gli e-sport. Gli altri morirono (12% per coronavirus, restante percentuale per suicidio).
(ciò che però si credeva andasse perdendo dal punto di vista economico, lo si guadagnò dal punto di vista ecologico. Pochi, in quei giorni, ne ebbero la premonizione - soprattutto esatta, la maggior parte di questo esiguo numero di visionari peccando di ottimismo - ma lo sconvolgimento industriale e manifatturiero del periodo concesse una piccola tregua nel trend di continuo innalzamento delle temperature globali, con effetti sorprendenti: Venezia, ad esempio, e con essa l’intera pianura Padana, non sarebbe più stata sepolta da tre metri d’acqua nell’ottobre del 2049, bensì nel dicembre del 2052. Peccato solo che quei tre anni inconsapevolmente guadagnati furono impiegati per il secondo collaudo (fallimentare) del MOSE, e non per approntare una serie di opere atte ad assicurare la sopravvivenza del nord Italia, quali dighe, terrapieni, sistemi di drenaggio e polder all’olandese)
Certo, il turismo crollò: hotel e bed and breakfast, airbnb e affittacamere con comodo di cucina - chiusero tutti. Tutti. Ma così nelle città i prezzi degli immobili scesero, e nuove classi, tendenzialmente asociali e di piccola borghesia digitale, tornarono a riempire i quartieri uniformandoli al modello isolazionista-dormitorio perenne, degentrificando le periferie e riempiendo i centri storici solo nelle brevi mezz’ore di qualche aperitivo asettico - così che anche lo spritz, finalmente, tornò a costare 2 euro e 50 in tutta Italia, e non solo nei peggiori (e quindi migliori) bar del Veneto.
(e le chiese, le basiliche, le cattedrali; le sinagoghe, le moschee, i mandir; tutti i luoghi di culto, insomma, giù giù fino alle villone gestite da Scientology, furono riattati in ospedali d’emergenza) (e non furono mai più riconvertiti al loro uso originario)

Fine? Si spera di no. Fine parziale, diciamo. Mancano solo una benaugurante gif di Terence Hill della prosperità:

e i soliti:
numeri
1 - 2 - 101 - 0