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September 18, 2019

sistemare i segnalibri #2

Salve, sono Gualtiero Bertoldi, e in settimana ho avuto il tempo di aprire una mezz’ora photoshop e buttare su questi due fotonegozi, i quali dovrebbero farvi capire il tono del resto della newsletter:

Buona navigazione.


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  1. Dave’s ESL Cafe - uno dei più antichi siti dedicati all’apprendimento dell’inglese come seconda lingua, impervio a ogni influsso 2.0 e 3.0, ha fatto parte della mia formazione universitaria (una delle lettrici del secondo anno (si sta parlando del 1998) ci indirizzava spesso al sito per recuperare materiali o per prendere ispirazione per qualche argomento di discussione nei forum on-line del lettorato).

  2. Which Shakespeare Play Should I See? - accurato.

  3. The terrible crossover fanfiction idea generator - (la prima che mi è capitata è stata) una fanfic con Gordon Ramsay e Tarzan che ruoti attorno a una relazione omosessuale. Si scrive praticamente da sola.

  4. Dancing plague of 1518 - party like it’s 1518 (e non fu mica l’unica volta) (ovviamente, poi, noi italiani ci dobbiamo sempre distinguere).

  5. Perché il corrimano delle scale mobili va leggermente più veloce delle scale stesse? - il sito inoltre contiene un’infinità di altre spigolature da Settimana Enigmistica.

  6. Il mio xkcd preferito - giusto perché sono un linguista.

  7. Corso di dizione - sedici brevi capitoli per contrastare la piaga delle vocali blese dei t/rapper lombardi.

  8. Il tritono - o diabolus in musica, o, ancora, del come la musica sia un linguaggio al quale abbiamo fatto dire un po’ di tutto (de Saussure ha sempre ragione).

  9. Dictionary of the History of Ideas - quando le biblioteche lo fanno bene: quattro volumoni di storia delle idee tutti online.

  10. Haltadefinizione - stufi che google images vi rimandi indietro immagini per formiche 320x200 del dipinto che vi piace? Qua siamo sull’ordine dei gigapixel, tutti zummolabili a piacere, tanto da arrivare a vedere la trama della tela (o la grana della tavola o del muro) e il verso della pennellata. Particolarmente interessante Canaletto, nel quale le persone in lontananza sono rese con poche gocce di colore (e il resto lo fa il nostro cervello).

  11. Timeline of Evangelion - la più precisa e dettagliata timeline di Evangelion che possiate trovare online (siamo solo alla seconda newsletter e il link a qualcosa di evangelionesco sta già diventando un appuntamento fisso).

Non hanno funzionato (e siete sempre invitati a provare a buttare questi link nella wayback machine, ché io son un pigrone):

  • http://www.word-challenge-help.com/index.php
  • http://www.citypaper.com/news/story.asp?id=3426
  • http://www.urlesque.com/2011/01/17/inglip-dogfort-internet-humor/

questa volta: tutti i fumetti del mondo

Oramai sono anni che screencappo o fotografo i fumetti che leggo, per poi ritagliarli e metterli qua o là, e pensavo quindi di continuare questa seppur minima tradizione anche nella newsletter.

Iniziamo con gli sfondi ordinati e anodini di Bokurano, di Mohiro Kito (un autore che, come odia lui i propri personaggi, pochi altri).

(proprio squisito, già)

Happy!, di Grant Morrison e Darick Robertson. Grant. Grant, io ti voglio bene, a volte ti adoro (mentre altre ti odio, come per quella mezza cilecca di Supergods), ma almeno controllare la concordanza di genere, anche se in inglese non ce l’avete, su, dai.

Diverse cose (in special modo Ed the happy clown e Louis Riel) di Chester Brown.

The gigantic beard that was evil, di Stephen Collins, una delle letture più interessanti degli ultimi tempi.


il pezzo: No, he survived [medio]

Anaheim, California, ottobre 2010. Nel centro congressi della città si sta svolgendo la quinta Blizzcon, il raduno/congresso/convegno annuale organizzato dalla Blizzard, storica casa che, all’epoca, aveva già prodotto videogiochi come Starcraft e Diablo, e che in seguito avrebbe dato vita a successi altrettanto famosi e remunerativi, come Overwatch e Hearthstone. Nell’occasione, però, tutti sono interessati quasi esclusivamente a World of Warcraft, in quel momento il MMORPG più famoso e frequentato al mondo; l’atmosfera dei vari incontri fra i fan e i produttori, programmatori e sceneggiatori dell’opera va dal rilassato all’entusiasta - è infatti in dirittura d’arrivo la quarta, attesissima espansione dell’opera, Cataclysm, che uscirà di lì a due mesi e sancirà non solo un ennesimo successo di vendite, ma anche il raggiungimento di una fenomenale player base attiva di circa 12 milioni di giocatori (nessuno, in un contesto del genere, avrebbe potuto intuire i nasi storti per il mezzo passo falso della quinta espansione, Mists of Pandaria, del 2012, o la più attuale, rabbiosa nostalgia per la versione base del gioco, la cosiddetta Vanilla del 2004).

Sul palco di uno degli incontri, a rispondere affabilmente alle domande dei fan, ci sono Alex Afrasiabi e Chris Metzen, due dei pezzi grossi della Blizzard: insieme - Afrasiabi da un punto di vista più tecnico, Metzen da un punto di vista più creativo - reggono praticamente le fila dell’intero universo narrativo di WoW, e la sua relativa implementazione crossmediale (oltre al videogioco, infatti, la storia di WoW si dispiega pluridecennale e ramificatissima anche in giochi da tavolo, giochi di carte, e romanzi). Tutto procede senza particolari patemi fino a che non si alza un ragazzotto con una maglietta rossa, chiede il microfono, e si appresta a rendere materiale memeficabilissimo (ai tempi si sarebbe semplicemente detto “leggenda”) il successivo scambio di battute.

Che è questo qua, e nel quale si vede un giovinetto, Ian Bates, afflitto dall’acne e con la voce tremula dall’emozione (tant’è che Bates metterà sul suo canale youtube un video nel quale spiegherà come mai parlasse in maniera così tirata), che entra d’improvviso nella casa dei maggiori artefici di un fenomeno culturale di massa, li prende per manina e se li porta a scuola, il tutto in meno di un minuto.

Metzen, da quel volpone che è, prima prova a fare il simpatico, buttando là lo storico: “Isn’t Falstad dead?”, poi, rintuzzato con precisione e dovizia di particolari da Bates, e rendendosi conto di non aver presente (e, nello specifico, di non aver presente come master del gioco nei confronti di un giocatore zelante) un dettaglio forse non così secondario, scarica abilmente con una battuta il problema ad Afrasiabi: “Yeah, Alex, what’s up with that?”. Afrasiabi, più pragmatico e visibilmente più sudato di qualche secondo prima, riconosce il buco narrativo, promette che l’errore sarà sistemato, e ringrazia Bates, il quale non vede l’ora di tornare a sedersi e scomparire (fra le urla e gli applausi degli altri astanti).

Nel giro di poche ore l’internet impazzisce, e lo scambio di battute raggiunge uno stato di notevole viralità (anche se di diversi ordini di magnitudo inferiore rispetto a un precedente video virale sempre a tema WoW, quel Leroy Jenkins che solo di recente s’è tristemente scoperto essere una messa in scena) dando vita, fra gli altri, a un video in autotune che ancora oggi reputo fra i migliori pezzi pop degli anni 10.

(ecco, l’auto-tune, il flagello di gran parte della musica pop, hip-hop, trap degli ultimi vent’anni, che però, in mano ai rimestatori del web, ci ha regalato grandi cose. Gruppi come i Gregory Brothers, ad esempio, sul loro canale schmoyoho, ci hanno costruito un’intera carriera sopra, e ancora oggi pezzi come Bed intruder song!!, Rent: too damn high! song, e Backin up song (o, in misura minore, Winning) sono fra i migliori esperimenti di questo tipo (e non a caso sono tutti proprio del 2010))

La storia, poi, prosegue con l’effettiva modifica del gioco, l’inserimento di un NPC commemorativo e rimpatriate di vario tipo durante le successive Blizzcon - tutto questo a testimoniare il culmine di un’epoca in cui la più generale relazione fra la fan culture e le gerarchie delle grandi case di produzione era, se non idilliaca, di certo sintonizzata sugli stessi desideri e le stesse visioni narrativo-commerciali dei giochi creati; un periodo che avrà sicuramente fatto felice l’Henry (guarda un po’) Jenkins di Convergence Culture e Fans, Bloggers, and Gamers, e che stride grandemente con l’attuale situazione di scontro frontale a riguardo delle presenti meccaniche di gioco, o di elementi come le loot boxes, i paywall o i DLC a pagamento.


E anche questa volta pare che siamo arrivati alla fine (ci rivediamo mercoledì prossimo). Penso restino solo i:

numeri

1 - 2 - 101 - 2

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