sistemare i segnalibri #13
Oppalà, sono Gualtiero Bertoldi, ho appena scoperto che torrone alle mandorle e campari non è che si sposino benissimo (all’inizio sembrava di sì, ma poi no, proprio no), e anche questa settimana ho recuperato una dozzina meno uno di segnalibri dal mio archivio per portarvi un po’ di storia dell’internet e sollazzo personale.
sistemare i segnalibri
Dude with sign - l’eroe di cui avevamo bisogno, ma che non ci meritiamo.
Londra, agosto 2011 - ve lo ricordate quando mezza Londra fu messa a ferro e fuoco nel 2011?
Il Re Leone - come film cripto-fascista.
Non si toccano i bambini! - 40 anni prima di The Mandalorian, Bud Spencer aveva già capito e filmato tutto.
Trenta modi di morire folgorati - ouch.
Cowboy hat styles - boss of the plains tutta la vita.
Tiger Tateishi - qua qualche informazione in più.
NumberADay - un blog nel quale, per diversi anni, quasi ogni giorno prendevano un numero qualsiasi (tipo 1234, o 88, o 404, o 3) e lo dissezionavano per bene.
Due parole sul fumetto - che in termini internettiani 1.0 significano due lenzuolate di parole parole parole su sfondo grigio topo morto (qui l’home).
Dictionary of English slang - tipo Urban Dictionary, ma meno deficiente, e con una linkografia davvero notevole.
L’uommibatto - pensavate che i Pre-Raffaelliti fossero in fissa solo con il medioevo o Elizabeth Siddal? Think again.

Non hanno funzionato
- http://strangemaps.wordpress.com/
http://www.barcampitalia.org/ (questo mi ha messo addosso una tristezza che boh)
-
http://www.frantoiodesign.com/blog/
questa volta: canzoni disegnate male
il pezzo: Fango - un’alluvione in tre dialoghi [medio-breve]
-Kevin! Svejate!
-Cossa ghe xé?
-Ghe xé l’acqua che la sta rivando en sala.
-Ostia can. Tira su do cuerte e scapemo via.
-’speta ‘n’atimo che fasso ‘na foto.
-A cosa?
-Al paltan en sala.
-Va’ in mona ti, el paltan e l’aifòn. Sbrigate.
Terroni del nord, polentoni, baciabanchi, bestemmiatori, partigiani, leghisti, solidali, razzisti, imprenditori, servi.
-Silvano, son qua, ghe xé dani?
-Toni, ziocan, semo rovinai, tuto il magasin xé laga’.
-Diobestia che disastro. Sparemo ca i ne manda un po’ de schei.
-Ma figurate, semo ciavai. Tocherà inventarse qualcosa. Intanto tote ‘na vanga e spala fora.
-Tuto da butar. E ‘sti faldoni de contabilità qua? Li tegnemo e li sughemo?
-Fame vedar. No no, trai via.
-Sito sicuro?
-Ma sì, li gavemo quasi tuti informatisa’.
Il sommerso e il nero, le miniere e le concerie, il santo e il repubblicano, la poesia e la sceneggiatura, lo splendido e il contadino, le partite iva e le infrastrutture.
-Stavolta la frana la vien xó.
-Eh, anca se la vien, cossa vuto farghe?
-Gninte. Corare.
-Xelo xà taca’ el satelite par registrar se la se move?
-I ga dito ca ghe vol diese giorni.
-A te ghe voja. Fasemo prima a vardar el color del acqua.
-La xé color del fango.
Il Veneto bianco, il Veneto rosso, il Veneto verde.
Il pezzo precedente appartiene a un paio di vite web fa, quando con una congrega di padovani s’era messa su una rivista letteraria, Sanjuro, e si provava un po’ a far critica, e un po’ a proporre qualcosa (avevamo tutte le pars coperte, insomma). Per il resto, siamo alla fine. Non prima, però, dei soliti:
numeri
1 - 2 - 98 - 0