Quando, oltre dieci anni fa, iniziai, per lavoro e interesse, a documentarmi sul lavoro da remoto, più di una persona mi consigliò un libro appena uscito: The Year Without Pants. Era il 2013 e Scott Berkun, in quel libro, raccontava la sua esperienza in Automattic (quelli di WordPress) e il loro modo di gestire il lavoro da remoto, praticato da poche aziende all’epoca. Oggi molte più aziende (anche grazie alla spinta del COVID) hanno preso confidenza con quelle dinamiche, ma non tante quelle che le adottano nelle dimensioni e modalità di Automattic.
Il libro lo trovai molto utile. Non l’ho più riletto, quindi non so come potrebbe apparire oggi, ma ricordo che all’epoca mi aiutò a comprendere meglio un tema che non conoscevo. Da allora seguo Berkun, che nel frattempo si è dedicato ad altre attività.
Nel 2020 ha pubblicato un libro su un argomento che invece conosco meglio: il design. Non un manuale, ma un libro divulgativo, con l’obiettivo di spiegare anche ai non designer cos’è il design e cosa fa il designer.
Il libro si intitola How design makes the world. Ne ho letto più della metà quando è uscito, poi, come mi capita spesso, l’ho abbandonato, preso da altro. Quando quest’anno ho scoperto che era uscita una versione in italiano, l’ho acquistata e ho proseguito la lettura.
Vi riporto sotto alcune sottolineature, della parte che ho letto in inglese e di quella che ho letto in italiano:
As book designer Douglas Martin explains, “The question about whether design is necessary or affordable is beside the point. Design is inevitable. The alternative to good design is bad design, not no design at all.”
Even though design is a profession, every person in the world is a designer in some way. Everyone designs something. It might be the arrangement of furniture in a living room, or the placement of items on an office desk. Even arranging icons on the home screen of a mobile device or the background images for a social media profile are acts of design. They share the same elements of deciding on a goal, even if it’s implicit and subconscious, and then making choices to fulfill it.
Sotto i principi di Paul Mijksennaar, uno dei progettisti del sistema di orientamento dell’aeroporto di Schipol di Amsterdam, noto per il suo eccellente design:
Continuità: le informazioni offerte per un’attività vengono ripetute, con la frequenza appropriata, fino al completamento dell’attività o al raggiungimento della destinazione.
Scopribilità: le informazioni giuste dovrebbero essere quelle più facili da notare al momento giusto, e oggetti diversi non dovrebbero mai competere per l’attenzione dell’utente.
Coerenza: si dovrebbero utilizzare sempre le stesse icone, e gli stessi colori e termini. Un “ristorante” non dovrebbe diventare uno “snack bar”. Termini, colori e altri elementi dovrebbero essere appresi solo una volta e poi rimanere invariati.
Chiarezza: il significato di ogni messaggio deve essere chiaro al numero maggiore possibile di persone, anche se parlano un’altra lingua.
Oltre al libro in sé, vi consiglio anche il sito dedicato al libro. Soprattutto la sezione dedicata alle letture che hanno aiutato Berkun a scriverlo. È una pagina che consulto quando sono in cerca di qualcosa da leggere.