Cassandra Crossing/ 🤖 Robot, IA e Paura
Cassandra Crossing/ 🤖 Robot, IA e Paura
Cassandra Crossing/ 🤖 Robot, IA e Paura

(540) — Perché i robot lenti e traballanti dei film di fantascienza ci facevano paura, e l’IA no? Ed è una buona cosa?
16 maggio 2023 — Molti dei 24 lettori, particolarmente quelli dell’età di Cassandra, avranno visto una quantità di vecchi e meno vecchi film di fantascienza, in molti dei quali c’erano robot che spaventavano, malgrado fossero sempre rigidi, lenti a muoversi e spesso traballanti.
Ad esempio i Daleks in Dr. Who , Gort in Ultimatum alla terra , Robby in Il Pianeta Proibito , Tobor in Il Re dei Robot , fino ad arrivare al Terminator nelle scene finali del primo film, una creatura cromata e con occhi di bragia, ormai a pezzi ma che ancora striscia, implacabile pur tirandosi con una mano sola, verso la sua vittima designata.
Lenti ma ci spaventano, perché trasudanti di non-umanità , perché dotati di uno scopo, perché implacabili.
In effetti il primo Terminator, come La Cosa, sia di Hawks che di Carpenter, non sono film di fantascienza, ma piuttosto horror.
E ci parlano di esseri spaventosi e cattivi come gli alieni, ma fatti “in casa” da qualche umano.
Poi anche gli alieni ed i robot sono diventati talvolta buoni e puffosi, ma sfido chiunque a rivedere, ancora oggi, uno dei suddetti film senza provare almeno un piccolo brivido.
Per l’Intelligenza Artificiale invece no, questo non succede; l’IA viene sempre percepita come una cosa positiva od al massimo neutra, mai negativa. Perché?
Questa è un’ottima domanda, ed una risposta completa non è né breve né facile. Cassandra farà quello che può e che sa per rispondere.
Per prima cosa, di IA si parla da oltre 50 anni, e nessuno hai mai posto problemi di etica o di effetti collaterali non positivi, se non molto di recente.
In secondo luogo l’IA di oggi, vista prevalentemente come Large Language Model , è il soggetto della più vasta campagna pubblicitaria e di PR mai vista nel mondo dell’informatica a livello di consumatori e pubblico in generale.
In terzo luogo perché, almeno con l’esplicito nome di Intelligenza Artificiale, è stata oggetto solo di film puffosi e positivi; quando si è trovata a recitare il ruolo del “cattivo” ha sempre assunto nomi propri, da MCP a Skynet.
In quarto luogo non bisogna trascurare il noto ”Effetto Eliza”, che interessa la maggior parte degli utenti generici di ChatGPT. Un effetto enormemente amplificato dall’efficienza e dalla complessità di GPT3 e delle sue decine di miliardi di parametri, rispetto alle mille righe di codice dell’Eliza di Weizenbaum.
Come quinto ed ultimo punto, consideriamo che lavorare nell’IA è un’attività affascinante e richiesta, che può appassionare sia chi sia soggetto a fascinazione da tecnologie e novità , sia chi più pragmaticamente si ponga il problema di lavorare dove si possono fare soldi.
Quindi, perché mai dovremmo farci spaventare da questi esseri immateriali e controllati da creature non umane che, uscendo dalle pareti e da internet, stanno strisciando verso di noi, sorridendo e promettendoci il Paese dei Balocchi?
Perché ve lo dice Cassandra? Bah!
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