Cassandra Crossing/ Gli occhioni innocenti del Grande Fratello
Cassandra Crossing/ Gli occhioni innocenti del Grande Fratello
Cassandra Crossing/ Gli occhioni innocenti del Grande Fratello
(259) — Chiedere il permesso: una regola per chi ha a che fare con persone che le regole le dettano. In Rete, e fuori dalla Rete, resta indispensabile garantire uno spazio di libertà.
7 settembre 2012 — Campo lungo in esterno, fine agosto in una nota località balneare. Un signore diversamente giovane, sulla sessantina, sta andando a comprare il giornale. Ferme in mezzo alla porta ci sono due bambine, più o meno 6 anni, che si stanno scambiando qualcosa, forse figurine.
Senza dire niente il signore si ferma pazientemente ad aspettare che lo lascino passare: nulla. Da dentro il negozio arriva la mamma che guarda e dice qualcosa alle bambine, poi escono tutte e tre: andandosene la più grande, visibilmente infastidita dal rimprovero, si gira, guarda il signore alzando gli occhioni severi e dice “ Si deve chiedere il permesso per passare ”.
Fine della scena.
“Che c’azzecca?” direbbe un noto ex magistrato se conoscesse questa rubrica. Apparentemente niente: ma decodifichiamo la situazione. Una personcina “beneducata”, cioè che ha ricevuto “ una buona educazione ”, quella di chiedere il permesso se deve passare, e che si suppone anche abbia ricevuto l’educazione complementare del “non si sta in mezzo dove deve passare la gente”, rovescia completamente i termini della situazione e dice a chi aveva bisogno di passare che doveva chiedere il permesso.
Un problema di comprensione e/o di educazione approssimativa e/o di precoce egocentrismo? Forse.
Il signore diversamente giovane avrebbe potuto/dovuto chiedere il permesso? Forse.
La personcina diversamente vecchia, blandamente rimproverata dalla mamma, ha ragione?
Certamente no.
Eppure il suo modo di “ ragionare ”, capzioso, paternalistico ed opportunista, è comune a moltissime persone .
Per quelle che stabiliscono le regole è purtroppo diffuso: viviamo in uno Stato impostato paternalisticamente, dove porre delle regole è visto come attività premiante, particolarmente per politici ed affini. Pare che garantire uno spazio di libertà il più ampio possibile, nel rispetto della Costituzione, sia stato dimenticato dal legislatore.
“ Tutto quello che non è vietato è consentito ”, regole poche, certe, chiare e fatte rispettare. L’assurdo è che i cittadini, destinatari delle regole, come il signore diversamente giovane della sceneggiatura, quasi sempre non ci trovano niente di strano, anzi ne sono contenti, perché cosi i rapinatori non rapineranno, gli stupratori non stupreranno, i ladri non “ladreranno” e tutti saremo più tranquilli e sicuri.
Volendo cercare un’attenuante per i cittadini suddetti, si potrebbe dire che in una situazione di paura artificialmente indotta, passatempo più o meno sempre praticato da chi governa, nel passato recente o remoto, ma anche nelle democrazie di oggidì, il cittadino sia indotto a chiedere sempre più regole e più divieti. Vero, ma questa attenuante si applica solo al “ cittadino bue ” del “popolo bove”.
I cittadini “normali” non devono farsi incantare dai giochetti di illusionisti di professione, ma anzi farsi ben sentire, particolarmente nelle democrazie elettive come, almeno formalmente, è la nostra.
A maggior ragione questo vale per i Cittadini della Rete (anche se la loro percentuale tra i naviganti sociali è molto piccola) che vivono in un mondo sempre in divenire, dove le regole sono spesso inutili o dannose, difficili da scrivere bene ed ancora più difficili da applicare.
Un mondo dove i più forti ormai stanno sempre un passo avanti, e sui quali le regole non fanno presa, anche perché spesso sono scritte proprio per questo.
Un mondo che possiede una singolare caratteristica: tutti quelli che non lo abitano sono convinti di sapere come dovrebbe funzionare, e di essere in grado di dettare le regole giuste, morali o legali, a chi lo abita.
Gli altri sono pedofascionazisti .
Un mondo dove la personcina diversamente anziana di cui sopra si troverebbe perfettamente a suo agio, avendo già capito come fare a manipolare le regole a proprio tornaconto.
Un mondo che nessuno pare più difendere.
In un mondo materiale dove la vita è sempre più difficile e le regole sempre più manipolate a vantaggio di pochi, difendere l’ultimo posto dove la libertà di parola e di espressione può essere esercitata alla faccia dei manipolatori dovrebbe essere percepito non solo come un dovere ma banalmente come una convenienza personale da tutti.
Un dovere per i legislatori che dettano le regole, per i magistrati che le “ricordano” ai cittadini, ed un diritto per i cittadini che che le devono rispettare ma non subire.
Alla faccia degli occhioni, apparentemente innocenti ma severi, dove, a guardare bene ed a fondo, si può trovare lo sguardo manipolatore di un Grande Fratello.
Richiedere il rispetto dei diritti civili non è un optional: la libertà, se non esercitata costantemente, appassisce e muore .
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