Cassandra Crossing

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November 7, 2025

Cassandra Crossing 647/ I crescenti segni dell’esplosione

“The Gadget” fotografato al sito Trinity in Alamogordo, Nuovo Messico. Autore Corbis — https://www.theguardian.com/artanddesign/picture/2014/jul/16/photography, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46359511

(647) — L’idea che la bolla finanziaria creata dalle false Intelligenze Artificiali esista realmente e possa esplodere ormai possiede un discreto seguito; ma quali ne sono i più trascurati segnali rivelatori?

1 novembre 2025 — Non è certo la prima volta che Cassandra vi intrattiene con le sue considerazioni sugli aspetti finanziari del folle mondo degli LLM, spacciati per Intelligenze Artificiali.

Lo ha fatto anche di recente in questo articolo, concentrandosi sugli effetti che l’inevitabile esplosione della bolla finanziaria avrà sul resto del mondo finanziario.

Cassandra tuttavia ha già preparato e messo da parte abbastanza popcorn per potersi godere (si fa per dire) lo spettacolo, appena inizierà, e dopo aver sistemato anche le piccolezze che la riguardavano direttamente, vendendo la casa che possedeva all'interno delle mura della sua città natale, e le azioni della pro-loco, non riesce a stare con le mani in mano.

Per cui oggi vi racconterà, o meglio riassumerà, alcuni fatterelli delle ultime settimane, che confermano la sua profezia di base.

Riassumendo gli antefatti in termini sinteticissimi, la bolla è nata a causa della vendita degli LLM come olio di serpente universale, cioè come un prodotto inesistente, popolarissimo solo per la sua fascinazione, dovuta non solo ad abili piazzisti, ma anche al potentissimo “effetto Eliza”.

Ma da tempo, di fronte ad un “prodotto” che non riesce più a migliorare (avendo già “ingoiato” tutti i dati del mondo) ed a risultati finanziari così in rosso da far salire il sangue agli occhi anche ad un anziano monaco buddista, sono state intrapresi una serie di tentativi “pneumatici”, alcuni anche molto originali, per tentare di sostenere la bolla ed impedirle di “sgonfiarsi”.

Dopo “l’oggetto finale”, concepito a suon di miliardi da Sam Altman e Jony Ive, di cui non esiste nemmeno un’ecografia, adesso il boss di OpenAI se ne è uscito con una originalissima, ma in questo contesto scontata, iniziativa.

Quale? Quella di dichiarare candidamente che la sua azienda non contrasterà, ma anche asseconderà e sfrutterà, un fenomeno tanto antico quanto ben noto, e già da tempo comunque in atto anche nell’IA; il porno.

Ed ha perfettamente ragione, perché il trionfo o la scomparsa di intere tecnologie ed aziende è stata decisa proprio dal loro assecondare o contrastare l’avvento del porno nel proprio nascente settore. Il caso più eclatante e ricordato è stato l’affermazione dello standard VHS delle videocassette, prodotto inferiore rispetto ai concorrenti Betamax e Video2000, tecnicamente superiori ma proposti da aziende più “perbeniste”.

Adesso, dopo aver strappato un sorriso, consideriamo anche l’intensificarsi di annunci di compravendita, da centinaia di miliardi di dollari ciascuno, di cose inesistenti e che in ogni caso non potrebbero esistere prima di un decennio.

Gli immensi datacenter, cattedrali delle false AI, in teoria possono essere costruiti in un paio d’anni, ma questo a condizione che esistessero i pezzi necessari per costruirli. Perché, oltre che delle ormai famose GPU ed NPU, i datacenter sono fatti anche di più banali e prosaici cavi, schede di rete, server, ma soprattutto di moduli di memoria RAM e dischi meccanici o SSD. Questi banali oggetti sono oggi prodotti nella quantità necessaria per soddisfare la domanda del mercato pre-bolla, ma la loro produzione non potrà mai salire di molto se non in tempi di cinque anni o più. Quindi comprare e vendere datacenter da realizzare subito o quasi equivale a comprare e vendere fumo.

Ma non basta; i datacenter consumano quantità fantasiose di energia elettrica, che attualmente sono erogate da centrali elettriche e reti di distribuzione già in affanno per tentare di soddisfare le normali utenze odierne.

Eppure le Big AI prenotano, comprano e rivendono gigawatt di potenza elettrica aggiuntiva che semplicemente non esistono, e non che non esisteranno per almeno un decennio, e probabilmente oltre.

Il tempo necessario per progettare autorizzare, produrre, installare e accoppiare alla rete elettrica una nuova centrale nucleare (cioè la risposta ottimale alla richiesta di potenza elettrica 24x7x365) non è mai stata inferiore a 10 anni, e di solito è stata superiore.

L’unico altro modo di produrre potenza elettrica continua è quello di realizzare una centrale a carbone. I tempi necessari scendono leggermente, collocandosi comunque nel range tra 5 e 10 anni, più 10 che 5.
Questo avviene però al costo delle devastazioni ambientali per estrarre il carbone e smaltirne le ceneri, dell’accelerazione della catastrofe climatica, e del prezzo in vite umane 100 volte superiore, che la produzione di energia elettrica dal carbone causa, rispetto al nucleare, al fotovoltaico ed all'eolico.

Addirittura la fantasia di chi governa attualmente la bolla degli LLM si spinge fino a proporre di riattivare qualcuna delle rare centrali nucleari dismesse, ormai spente da più di un decennio; idea che può sembrare buona, ma che è un’impresa mai tentata prima, che richiederebbe attività di ricerca, verifica, ispezione, normazione e certificazione di entità e durata ignote.

Infine spero che nessuno proponga, nemmeno di sfuggita, di usare per i datacenter energie rinnovabili e sistemi di accumulo; a costoro potrei solo consigliare di acquisire almeno i concetti fondamentali di fisica e di ingegneria delle reti elettriche, e dei relativi costi.

Già, le reti elettriche. Non se ne parla molto, se non in occasione dei sempre più frequenti blackout di intere nazioni, ma si tratta di strutture complesse e colossali, più grandi e costose delle centrali che le alimentano. Anche queste strutture andrebbero potenziate moltissimo, se non addirittura ricostruite, per reggere i carichi aggiuntivi dei datacenter, insieme a quelli provocati dall’aumento della domanda industriale e civile. Anche qui, a parte montagne di soldi veri in quantità introvabile, ci vogliono comunque decenni.

Ma allora di cosa stiamo parlando, se non esistono reali possibilità né ingegneristiche né finanziarie di realizzare queste necessarie risorse, che tuttavia vengono compravendute con grandi fanfare mediatiche quasi quotidianamente?

Dell’unica spiegazione logica di questi annunci. Un gruppo di aziende triliadarie, in parte quotate in borsa ed in parte no, hanno realizzato una loro “economia interna circolare”, in cui si vendono, si comprano e si garantiscono tra di loro forniture da centinaia di miliardi, che ufficialmente dovrebbero servire a sostenere le magnifiche sorti e progressive degli LLM spacciati come Intelligenze Artificiali, e destinati ad un successo planetario, e che invece, nella quasi totalità, non saranno mai realizzate.

Questo avviene in mezzo agli osanna dei media e di stuoli di famuli che ne vedono, magari giustamente, un’occasione per i loro piccoli business, sostanzialmente altrettanto truffaldini.

Ma dopo anni, i grossi fondi di investimento, che hanno buttato dentro questo carosello migliaia di miliardi, stanno cominciando a fare i conti delle perdite; il loro entusiasmo decresce, e per sostenere il gioco i grandi nomi dell’IA fanno nuovi annunci fantasiosi, da gadget misteriosi ed onnipotenti al porno intelligente, con prospettive, se non altro, decisamente stuzzicanti.

Vedi caso, questo avviene quando si comincia a parlare anche di una imminente IPO di OpenAI, che permetterebbe alla bolla di drenare ancora centinaia di miliardi questa volta non dai fondi ma dai privati. Soldi veri.

Questo forse per resistere, sperando di avere prima o poi, qualche cosa di reale da vendere, oltre ai giocattoli attuali. O forse per prepararsi a scappare col malloppo.

Chi mai potrebbe perderci i propri soldi?

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