Cassandra Crossing 634/ WHY2025: giorno due

(634) — Talk, workshop, presentazioni, badge e molto altro … anche altre code.
9 agosto 2025 — Oggi partenza presto. Grazie a poche ore di sonno, ma dormite sode, col mio macinino varco l’ingresso del camp per primo, come mi dice il posteggiatore che ha dovuto accendere per me lo scanner dei codici di parcheggio.
Mi piazzo in mezzo ad un campo quasi vuoto, e cerco di memorizzare bene la posizione dell’auto per fare meglio di ierisera.
Poi varco l’ingresso alle 9:00, orario esatto di apertura del supermercato, verso cui mi dirigo rapidamente perché sono ancora digiuno. Incontro solo poche persone, la maggior parte in stato “zombie”, tutti diretti ai bagni ed alle docce (ovviamente esterne).
Faccio l’usuale pieno di brioscine e succo di arancia e mi dirigo verso la mia prima tappa. Soliti amici, numerose moka in azione, solito baratto tra caffè e brioscine, tutto regolare. Mi sento molto meglio.
C’è giusto il tempo per due chiacchiere; anche se i talk pianificati alle 9:00 (non scherzo) sono pochi e deserti, alle 10:00 iniziano 8 percorsi paralleli di talk, workshop e quant'altro possiate immaginare.
Come primo talk, non ridete, sono tornato a rivedere lo stesso talk di ieri sull’estrazione del firmware da microcontrollori di vari oggetti che controllano energia. Stavolta i relatori c’erano tutti e due e sono andati molto più a fondo nelle cose, quindi un’oretta ben spesa.
Certo, l’aspetto dell’esercitazione non era dei migliori, ma quando si lavora sull’hardware si fa davvero così, credetemi. Ai tempi, Cassandra in Olivetti faceva di peggio. Forse un giorno vi racconterà.

Talvolta il relatore ha avuto dei dubbi e delle difficoltà, come sempre quando c’è di mezzo l’hardware in un corso, ma li ha superati brillantemente.

Appena uscito, di corsa verso il secondo talk prescelto; ci sono solo pochi minuti, ed ovviamente l’altro tendone è dalla parte opposta del camp, e pure in diagonale. Vi avevo già detto che il camp è lungo più di un chilometro, vero?

Ma il talk è da applausi, costruire, lanciare e recuperare il proprio pallone stratosferico. Sì, una roba da meno di 500 Euro che sale a 30 chilometri di altezza, e che facendo un bel video di tutto quello che vede, fa ciao ciao alla stazione spaziale internazionale (che sta un bel po’ più su), poi scoppia e ricade a terra con un paracadute.

Che ci crediate o no hanno sviluppato pure un software che cerca di predire traiettoria e punto di caduta.

Mentre il pallone vola, i proprietari sulle jeep vanno a caccia per recuperarlo come in “Twister”. Una volta è finito in Bielorussia, e hanno dovuto rinunciare.
Il carico pagante sono pochi etti, un capolavoro di leggerezza fatto di polistirolo, ma pieno di cosette interessanti.


Il relatore termina mostrando una lunga ripresa della telecamera del pallone. Il cielo lassù è nero, sembra di essere su un’astronave, e la terra è bellissima! Applausi a scena aperta.
Guardatevi il video quando lo pubblicheranno, probabilmente qui.
Mi avvio verso il prossimo talk, ma dedico un minuto a questo signore che suona un pianoforte a rotelle mototrainato.

Il terzo talk è altrettanto immaginifico.
“I picosatelliti, raccontati da chi può aiutarvi a costruirli e lanciarli nello spazio”. Certo, ci vogliono un paio di centini, ma vuoi mettere la soddisfazione?


Pranzo veloce, pane e brioscina con frullato di lamponi e via di nuovo per i talk pomeridiani.
Passando per l’ennesima volta accanto ad una bandiera del camp un amico mi fa notare, in un angolino, un altro segreto; lo vedete anche voi?

Purtroppo i talk scelti da Cassandra nel pomeriggio sono in decrescendo; il penultimo era una marchetta di Swift; ma sono cose che succedono.
Per fortuna sono passato accanto al tendone dei waffeln e me ne sono pappato uno spalmato di nutella … un profumo da sballo.
Saltando la cena, mi avvio da solo all’ultimo evento scelto, il workshop sullo sviluppo di software per il badge.
Il relatore deve arrampicarsi sugli specchi spalmati di olio, perché non ha nulla in mano se non il prototipo numero 1, che funziona appena, manca di pezzi e gira solo un demo copiato da un altro oggetto; la solita scritta che rimbalza tipo Pong e basta.
Scaricare Eclipse dal mio cellulare per compilare i sorgenti è impossibile; per la paura lavoro con un tethering via cavo USB, e una VPN dentro un’altra VPN.

Siamo tutti amici al camp, ma non mi fido tanto; qui attorno le onde radio sono popolate anche da esseri che sono un incrocio fra Einstein e Freddy Kruger; il mio laptop e lo smartphone li voglio riportare a casa sani!
Cassandra si avvia verso il parcheggio, dove stavolta passa non dieci minuti ma un quarto d’ora, vagando con la chiave per aria cercando il lampeggio dei fari del macinino. Infatti la notte sta scendendo, la memoria di Cassandra è quella che è, e l’immenso parcheggio è ora pieno di macchine in tutte le direzioni.
Per fortuna ad un certo punto il macinino di Cassandra lampeggia in lontananza; il tempo di salire a bordo e dare un’occhiata agli ultimi messaggi prima di partire.
Maledizione!
5 minuti prima, miracolosamente, hanno cominciato a distribuire i badge. Una corsa verso il tendone del team badge, ma è troppo tardi; la coda è già di diverse centinaia di persone. Mi metto tristemente in fondo, guardando i laser verdi che bucano il cielo.

Senza alcun preavviso fiamme altissime esplodono proprio accanto a me, scaldandomi la faccia in maniera decisamente preoccupante; lo spettacolo pirotecnico è difficile da fotografare ma è magnifico, e per la vicinanza puzza di gas in maniera notevole.

Per fortuna su Telegram un’anima pia, che non ringrazierò mai abbastanza e che sta molto più avanti di me nella fila, comunica che danno più di una badge a persona se questa presenta i biglietti con i QRcode di altri.
Generosamente accetta anche il mio, e così, riuscendo a saltare alcune ore di coda, anche stasera vi potete godere la cronaca del vostro menestrello dal camp.
Buonanotte.
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