Performare o non performare: è questo il problema?
Ciao!
Perfino il servizio di invio newsletter ci ha tenuto a ricordarmi che è un sacco che non scrivo; grazie tante eh.
Ho avuto voglia di mandarvi una newsletter varie volte, ma alcuni degli argomenti di cui avrei voluto parlarvi in quel momento mi provocavano troppo stress e insicurezze, e scrivere non è un atto impulsivo, almeno per me. Forse è per questo che sono sempre stata attratta da questa attività: richiede riflessione, tempo e frustrazione. Story of my life, insomma.
Ad ogni modo, ieri sera sono andata a dormire con in testa alcune cose da scrivere qui e dunque lo sto facendo. Credo che sarò breve, ma almeno...sarò?
questa è un'immagine random presa da un generatore di immagini random: se ci vedete un messaggio è perché l'universo works in mysterious ways
Un preambolo giustificatorio penso introduca molto bene il resto di questo messaggio, che tendenzialmente è una domanda che pongo a voi e, ovviamente, a me stessa: dove sta la differenza tra fare le cose senza stress, prendersi il proprio tempo senza incolparsi e restare immobile perché non si riesce a fare altrimenti, segno quindi di un certo malessere?
Ve lo chiedo perché ultimamente faccio fatica a portare avanti tutti i progetti che ho iniziato, e mi sembra che il tempo mi sfugga dalle mani. Ho smesso di considerarmi una fallita perché perdo interesse nelle cose o semplicemente mi sento sopraffatta dal doverle fare, per cui questa parte diciamo che ce la siamo sfangata, però mi domando se il mio non fare quelle cose che sento di dover/voler fare non sia piuttosto il sintomo di una procrastinazione patologica più che un riappropriami del mio tempo e dei miei tempi.
Attenzione, non dico questa cosa da un punto di vista "produttivo", ma proprio di benessere personale.
Non voglio essere sul pezzo per diventare più appetibile in ottica lavorativa, per fatturare come una vera girlboss o sentirmi una "persona migliore" e ambiziosa. Non lo sono, ambiziosa, non lo sono mai stata e finalmente l'ho accettato (tipo, non seguo più Spora sui social, è chiaro che non me ne frega niente).
Semplicemente, non mi è mai piaciuto "rilassarmi", sono una persona che prospera quando è attiva, con tante idee in testa e a cui piace uscire di casa - e che se non lo fa abbastanza spesso si sente morire. Forse anche questo è il risultato di un lavaggio del cervello, di aspettative disattese o chissà che altro, ma sento che è parte della mia identità e mi sta bene.
altra immagine random, stranamente calzante?
TikTok sta cercando di convincermi che ho l'ADHD, e anche se la mia FYP è piena di persone che evidentemente scambiano ogni loro singolo tratto caratteriale per un sintomo - viva le autodiagnosi ma questo potrebbe essere un problema - non posso negare di averci fatto un pensierino. La mia ossessione per le etichette e le categorizzazioni mi spinge verso la ricerca di una diagnosi, ma a parte questo aspetto di pura curiosità non credo cambi poi molto per me. Cioè, ho sempre saputo di essere una procrastinatrice, ho sempre avuto mille interessi lasciati a metà e ho sempre sofferto per l'incapacità di portarli a termine. È ciò che sono, che io abbia o meno l'ADHD, e fanculo sentirmi legittimata solo perché qualcuno scrive su un foglio: non preoccuparti non è colpa tua. In più non è che non ci abbia lavorato su queste cose: lo faccio da anni, con più o meno successo e, per altro, rientrano perfettamente anche nella mia semi-diagnosi di disturbo di personalità borderline.
Il fatto però è che certe volte, pur lavorandoci, appunto, faccio fatica a capire se quando rimando una traduzione per RompiBolle, quando non scrivo sul canale Telegram, quando non mando quella proposta di traduzione mi sto prendendo giustamente i miei tempi perché ne ho bisogno o mi sto facendo del male perché la procrastinazione nasconde piuttosto paura di fallire, ossessione, immobilismo.
E qui faccio l'antipatica della situazione, uscendo dal personale per arrivare a un semi-universale: quello che ci insegnano essere rivoluzionario, utile, benefico, anti-capitalista, anti-performatività etc etc, è sempre la cosa giusta per noi solo perché va contro una specifica narrazione dominante?
Chissà che messaggio profondo c'è dietro questa cabina telefonica. Tipo: prima o poi non conteremo più nulla per nessunu?
Non fraintendetemi, non voglio fare la Soncini della situa (brrrrrrrrr). Ho imparato moltissimo, forse più che in terapia, dalle contronarrazioni sul riposo, la performatività, l'ambizione che ho visto sui social... e non ho intenzione di sminuirle. Credo di essere stata molto fortunata ad entrare in contatto con questo tipo di contenuti e di averli poi approfonditi; mi hanno cambiata e lo hanno fatto in meglio.
Ma sapete cos'è un'altra cosa che mi ha cambiata? La pandemia.
I miei ritmi si sono sconvolti, non so perché e non so come. Ho iniziato a guardare molte meno serie tv, complice anche il fatto che ho smesso di scriverne, e adesso non mi è chiaro se vedessi tutta quella roba perché dovevo o perché volevo. Né, a dirla tutta, sono sicura di cosa significhi "volerlo".
Mi interessano i film? Se non vado al cinema sto seguendo il mio cuore che vuole fare altro - tipo poltrire a casa - o sono bloccata in uno stato amebico perché emotivamente e creativamente costipata?
Se non dovessi dimostrare alla gente che sono brava, leggerei tutti questi libri sul femminismo? Leggerei?
E se non facessi niente, se oziassi tutto il giorno, non mi annoierei perché in realtà sono una mente vivace? Lo sono, una mente vivace?
Ouch, non c'era bisogno di essere così tranchant, sito web di immagini random
Non voglio farvi cadere con me in questo rabbit hole di autocommiserazione e non voglio caderci neanche io, tanto più che sono uscita dal seminato. In fondo queste domande lasciano il tempo che trovano.
Però è vero che alle volte sono confusa e non capisco cosa mi faccia bene, dato che tutto sembra stato pre-confezionato da qualcun altru. Sento sprazzi di desiderio, come quello che mi ha portata a scrivervi oggi, e poi un blob di incertezza su cosa potrei fare. Abbraccerei anche questo disagio, e l'ho fatto per un po', però forse adesso anche basta? YOLO, dice quellu, e se è vero che non dobbiamo per forza essere sempre produttivu o possiamo trovare il nostro personale modo di esserlo, almeno per me stare sul letto a guardare TikTok non è una grande forma di self care.
Alle volte mi sento semplicemente svuotata.
E inconcludente.
Non ho più l'ansia di dover dimostrare qualcosa, a me stessa o allu altru, ma mi è comunque rimasta quella di vivere. Di fare.
Solo che è difficile distinguere tra la pressione a performare - specie se si tratta di un qualche progetto, per quanto piccolo, che hai creato tu e/o porti avanti con altre persone - e il desiderio genuino di darti da fare. O almeno lo è per me.
Se voi siete in grado di navigare meglio questa cosa, me lo fate sapere?
Prometto che questa volta rispondo a tuttu (visto che un'altra delle cose che lascio a metà è rispondere alle vostre risposte - sono un caso disperato).
Alla prossima :)
Fra